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Domenico Magazù

Domenico Magazù ha già attratto innumerevoli collezionisti ed amanti dell'arte verista di chiaro stampo figurativo.  Nato a Mondovì (Cuneo), l'artista si è ritrovato, fin da ragazzo, ad avere un particolare interesse per il disegno e la pittura, interesse accresciuto con il passare del tempo e che da subito, lo ha fatto avvicinare al paesaggio con una tavolozza preziosa e dagli efficaci accenti. La frequentazione di amici pittori quali Pirotti, Mana, Remigante, Libero Nada, e lo studio dei grandi artisti del passato ha inoltre fatto si che il Magazù, abbia trovato un'atmosfera adatta ai suoi sogni artistici; una realtà viva, poetica, duratura. Si sa che, normalmente, l'arte pare non essere alla portata di tutti: è un mito da sfatare, perchè anche gli operatori, come i fruitori, pagano un prezzo e, in questo caso, il bravo Domenico ha pagato più di quanto credesse, però è riuscito ad essere personalmente soddisfatto e a soddisfare i suoi " proseliti". Infatti come si può leggere nella brocure di presentazione della mostra, "Tra il delirio delle ricerche, delle percezioni cosmiche, dei messaggi avveneristici della pittura cosiddetta moderna, con un candore disarmante, Magazù ha voluto, vuole e vorrà rimanere indubbiamente un pittore verista". Ed infatti, avvicinandosi al personaggio e al suo modo di dipingere, sopratutto in ordine al paesaggismo, non si trovano difficoltà nello scoprire i suoi sentimenti di sincerità, di serenità, di gioia di vivere. Il tutto infiorato dalla consolatrice speranza di poter sempre ammirare e lodare il tangibile, il quotidiano, ascoltare le voci misteriose della natura e rispondere con le pennellate, romanticamente agendo, ad una visione quotidiana che riprende nel proprio studio con l'impegno di chi sa captare ogni cosa sul serio, ma trasporla in modo del tutto personale nel proprio operare. I soggetti che egli ritrae spaziano tra verdi valli, monti svettanti, fiumi argentati, campagne e calde case piene d'atmosfera dove l'uomo e la natura non si pongono in antitesi,ma giogionescamente parlano, si integrano in un unicum che evita di far temere, all'uomo ed all'altro, disastri ecologici o de-illuministici pensieri umani. Così "Vecchia Dogliani", "Soleil Couchant" o "Colori d'autunno", consciamente o inconsciamente, richiamano ritmi e nomi passati che si dicono quando, di fronte alla tela immacolata, esistiamo sia il pittore sia noi; il primo disponibile sempre a farci ricordare un mondo ancora intonso, i secondi felici di ri-vedere ed apprezzare quanto, con grande caparbietà, e grazie alla sensibilità di maestri come Magazù, venereamente ci circonda ed occorre difendere.

Luci e ombre

Estate

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